I misteri di Leonardo da Vinci : Simona Bitacola intervista Luca Caricato

Un'opera d'arte è soprattutto un'avventura della mente, della mente di chi la crea e della mente di chi la contempla. Da ogni nuova interpretazione nasce un'opera nuova. Ognuno di noi è completamente libero di fronte all'arte. Da un segno risaliamo ad un significato, e così i significati si moltiplicano. E continuano a moltiplicarsi quelli decodificati nelle opere di colui che è universalmente considerato il “Genio” per antonomasia, Leonardo da Vinci, una figura tra le più controverse dell'intera storia dell'umanità. Uomo del suo tempo e uomo del futuro, ha lasciato in eredità tanti enigmi che continuano ad appassionare ancora oggi. E' proprio questa passione che spinge Luca Caricato, giovane studioso potentino, dottore in Lettere Moderne ad indirizzo storico-artistico, all'attenta e scrupolosa osservazione delle opere dell'artista fiorentino. Il suo personale Codice da Vinci nasce da questa osservazione e dai suoi numerosi studi, che coinvolgono diverse discipline, umanistiche e anche scientifiche. Le sue avvincenti teorie possono dare adito a polemiche ma nello stesso tempo risultare affascinanti, soprattutto se confrontate a interpretazioni troppo semplicistiche che poco si addicono alla personalità di Leonardo.

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1 Come nascono e come si sviluppano le sue teorie sul simbolismo nelle opere di Leonardo?

Le teorie sul simbolismo nascono a Parigi, dove ho vissuto per un periodo frequentando i corsi di storia e storia dell'arte alla Sorbona. Il Louvre era per me una tappa quasi fissa, affascinato da Leonardo guardavo e riguardavo alcune delle sue opere, volevo studiarle da vicino. La Vergine delle rocce mi è apparsa da subito piena di anomalie e in un certo qual senso “strana”. Un giorno, qualcosa è stato chiaro e i miei sospetti su quell’opera si sono giustificati con un'azione che definirei semplice e che si riassume nel codice da Vinci ipotizzato nella mia tesi, sintesi piena delle mie passioni: la pittura, la fisica ottica, la geometria e la trigonometria.

2 Sulla base dei suoi studi come definirebbe il rapporto di Leonardo con la religione e con l'iconografia tradizionale? Apparteneva a qualche setta come alcuni sostengono? Ai Giovanniti piuttosto che agli Illuminati, come vuole Dan Brown nel suo "Codice da Vinci" o era semplicemente ateo, il suo scopo era solo quello di dimostrare la superiorità della scienza rispetto ai dogmi ecclesiastici?

Da alcuni studi sembrerebbe che Leonardo abbracciasse un’eresia in particolare, che appartenesse ad una conventicola, sinceramente non so se lui vi aderisse per convenienze politiche economiche o per convinzione propria; di sicuro la sua fede era rivolta alla scienza. Prometto che sarò più esplicito nel prossimo saggio.

3 La discussione della sua tesi di laurea, in cui illustra le sue intuizioni su "La Vergine delle Rocce" e su "L'ultima cena", ha suscitato un grande entusiasmo in sede d'esame. In seguito qual è stata la posizione del mondo accademico nei confronti delle sue teorie?

Ho ricevuto prima complimenti e domande di collaborazione ed in seguito, essendo uno spirito libero, ho subito anche minacce per aver pubblicato le mie teorie senza aver consultato alcuni accademici. Godo dell’amicizia di Luca Garai, uno dei massimi esperti mondiali di Leonardo da Vinci e della stima di Carlo Pedretti, da tutti riconosciuto come la summa della ricerca vinciana. L’Università di Venezia aveva contattato l’Università degli Studi della Basilicata per chiedere una collaborazione in merito alla mia ricerca. Purtroppo, il Magnifico Rettore Tamburro venne a mancare e questa strada, per il momento è sospesa.


4 Ha studiato diverse opere di Leonardo cercando l'invisibile nel visibile. Sulla base dei risultati delle sue ricerche, qual è il messaggio che si cela dietro il sorriso più enigmatico della storia?

Come dice Pedretti la Gioconda è un libro aperto e dalle mie decodificazioni, effettivamente, si palesa come tale. Sulla Gioconda con tutta probabilità gli studi non sarebbero mai sufficienti, è l’opera più importante al mondo e credo che poche righe non bastino a tracciare neanche un profilo appena accennato. Non amo parlare della Gioconda, sebbene ci abbia già lavorato tanto, ho ancora troppo lavoro da fare per risultare “credibile”.

5 Sono tante le teorie riguardo al personaggio ritratto ne "La Gioconda" tanto che ultimamente hanno anche effettuato dei test sul suo DNA per scoprire il mistero che si cela dietro al suo sorriso. Alcuni sostengono si tratti dello stesso Leonardo. Chi è la Gioconda secondo Luca Caricato?

L’androgino, la conoscenza, la scienza, l’umanità. Lo scibile. Nel mio prossimo saggio prometto di dire chi è per me la Gioconda, ma come sempre è opportuno svelarlo riportando le opportune documentazioni e non solo le suggestioni.

6 Alcuni esperti storici dell'arte hanno reagito alle sue scoperte con scetticismo e, in alcuni casi, per usare un eufemismo, in maniera alquanto vivace. A cosa attribuisce questo scetticismo?

Le sembrerà strano ma paradossalmente io non solo comprendo lo scetticismo, ma sono completamente d'accordo. In quel processo chiamato conoscenza al quale ogni ricerca dovrebbe tendere lo scetticismo e l'autocritica sono tratti essenziali per rendere “reale” un entusiasmo iniziale. In televisione poi è facile che lo scetticismo si inserisca nella critica sterile, piuttosto che nel processo di conoscenza, è normale e fa parte del gioco della tv che un Vittorio Sgarbi in una trasmissione di dieci minuti cerchi di smontare una teoria che si basa su più di vent’anni di ricerca. La verità è che la spiegazione dei miei risultati è molto difficile senza immagini, così mi trovo spesso ad interloquire con veterani della comunicazione e della storia dell’arte, potendo argomentare solo in parte i miei studi. Purtroppo spesso le immagini sono portatrici di “problemi”ad esempio a Mattino 5, mi dissero che non avrebbero mandato l’immagine decodificata della Vergine delle Rocce perché, dato l’orario, sarebbe risultata troppo forte come messaggio. Anche le immagini del Cenacolo vinciano non sono state trasmesse nonostante fossero meno macabre. La televisione è una lente deformante che mi diverte, ma che non serve per spiegare le mie teorie. A me soddisfa sapere che i veri esperti dell’arte come Garai, Daverio, Marini o lo stesso Pedretti non si sono disdegnati di confrontarsi con le mie teorie.

7 Lei stesso ha definito fantasiose le sue teorie. Sono dimostrabili? Perchè dovrebbero essere considerate attendibili? A volte la mente vede quello che sceglie di vedere. Qualche anno fa, dopo di lei, qualcuno sostenne di avere trovato il modo per svelare i misteri de "L'ultima Cena" sovrapponendo al dipinto la sua copia al contrario, in maniera speculare. In tanti hanno gridato alla bufala. Questa scoperta e la sua hanno qualcosa in comune?

Per me sono bufale, pubblicazioni successive alla mia che non citavano la fonte originaria. Conosciamo bene i problemi legati alla paternità delle “scoperte”. In tanti dopo di me hanno applicato il mio codice esultando alla scoperta di nuove immagini. Se alla fine le mie teorie godono dell’interessamento degli esperti in materia è perché le immagini che io credo di aver decodificato e giustificato risultano al mondo accademico coerenti oltre che suggestive. Una televisione americana, anni dopo la pubblicazione della mia tesi, ha trasmesso un documentario dove il mio codice serviva a mostrare che Leonardo aveva avuto contatti con gli extraterrestri. Queste deformazioni della mia tesi, oltre ad avere scarso seguito nel mondo accademico, penalizzano il mio lavoro. Loro utilizzano canali molto potenti di comunicazione perché il loro scopo è vendere mentre il mio è quello di conoscere e far conoscere una possibile rilettura della storia dell’arte. Le faccio un esempio banale. Alla massa piace di più l’idea che Leonardo avesse nascosto nei suoi quadri i marziani, o l’esercito dei templari anziché l’anticipazione della moderna teoria geologica della stratificazione delle falde; un’eresia scientifica per l’epoca. Mi basta sapere che sono stato in grado di dimostrare che la paternità del codice, che in molti copiano, appartiene a me e che i massimi esperti della materia si confrontino solo con me sui contenuti delle mie ricerche e delle mie deduzioni. Per quanto concerne l’interpretazione delle immagini, è stato provato che la mente interpreta sempre quello che l’occhio vede e quindi, tra vedere i marziani e rileggere un trattato scientifico è sempre più semplice vedere i marziani. A differenza di tutte queste persone che mi hanno copiato io utilizzo un termine importantissimo che è la pareidolia. In alcune situazioni la mente, per una forma di autodifesa, tende a riconoscere nelle immagini poco chiare un’immagine che ci possa subito far pensare ad una situazione di pericolo. Le immagini da me codificate, a differenza di chi ha plagiato la mia ricerca, sono giustificate dal fatto che la loro presenza è coerente con le eresie che a Leonardo e ad altri autori a lui vicini venivano attribuite. È anche per questo motivo che gli studiosi e i ricercatori delle università si confrontano solo con me in merito a questa ricerca e non con i cacciatori di extraterrestri, di templari e di vampiri. Inoltre aggiungerei che sono proprio gli scettici a dare forza e coraggio alla mia ricerca. Ho cominciato con i miei parenti più stretti che si occupano di ricerca in ambiti universitari ed in seguito con altri studiosi ad aprire un dibattito severo sulle mie teorie. Loro mi ponevano le domande più intriganti ed io davo loro le risposte più esaustive. Molto importante per me è stato il supporto di Luca Garai. Lo conobbi per caso quando vivevo a Bologna. Solo in seguito, leggendo un saggio del Pedretti scoprii che era tra i massimi esperti vinciani. Garai si ritiene scettico in merito alle mie ricerche ma non perde occasione per inviarmi documenti o saggi che avvalorano le mie teorie. Quando vivevo a Bologna mi presentava ai suoi eccelsi amici, scienziati di fisica, studiosi di arte per mostrare loro le mie teorie. Mi sono guadagnato il suo rispetto, e lui sa, che anche se mi posso sbagliare, la mia ricerca è una ricerca onesta, di chi vuole conoscere e non di chi vuole essere riconosciuto. È a lui che mi rivolgo quando ho delle novità ed è lui che mi incoraggia tantissimo ponendomi le giuste domande e dandomi preziosi suggerimenti.

8 Lei si definisce pittore, disegnatore, scultore e regista. Quale tra queste passioni è quella che più la rappresenta?

Non c'è una passione che mi rappresenti, posso dirle quella che mi emoziona di più ed è inaspettatamente la musica. Mi piace suonare ma solo con gli amici. Con Mango e Laura Valente ho realizzato uno spot sull’affido familiare. La musica dello spot è la mia, ma non mi definisco musicista e a dire la verità non mi definisco in nessuna maniera. Ho partecipato a mostre di pittura, sono stato premiato anche da un insigne critico d’arte come D’averio ma non riesco ad inquadrarmi come pittore. Spesso mi dicono che dovrei abbandonare alcuni di questi interessi per dedicarmi a uno soltanto. Io credo che siano inscindibili. Sono le mie passioni, ma anche il mio lavoro. Ad esempio, se giro un video ed ho bisogno di curare la scenografia non disdegno di mettere mano ai pennelli ed ai colori per realizzare ciò che ho veramente in testa. Se posso far realizzare ad altri le musiche dei miei lavori sono ancora più contento. La stessa cosa vale anche per le scenografie ecc… Le mie ricerche e i miei lavori non godono di finanziamenti pubblici o privati. Devo arrangiarmi da solo ed è forse per questo che ho dovuto imparare a vedermela da solo.

9 Quali sono i suoi progetti per il futuro? Dobbiamo aspettarci un nuovo codice da Vinci?

Sto lavorando dalla fine del 2007 al nuovo saggio. Da quella data sono subentrate nella mia ricerca importantissime novità. Sono molto scrupoloso e non ho fretta di pubblicare. Il prossimo saggio è rivolto soprattutto agli studiosi vinciani che in tutti questi anni mi hanno aiutato. Colgo l’occasione per ringraziare lo stesso Carlo Pedretti, ma soprattutto il mio amico Luca Garai. È la risposta alle loro domande ed è soprattutto grazie alla loro critica che spero di riuscire a costruire un lavoro scrupoloso.

 


10 Ed infine, nel salutarla le chiedo una parola per il nostro blog. Cosa ne pensa?

Dalle domande che mi avete posto ho visto che siete molto informati sulla mia storia e quindi vi ritengo preparati e professionali. Non conoscevo il vostro blog però vedo che trattate argomenti che mi interessano. Ad esempio ora leggo dell’Uganda, di temi sociali... Il mio ultimo lavoro che ho reso pubblico è stato un reportage che ho girato in Africa, “Yovò, in Africa con Il pozzo della farfalla”. Vi seguirò sicuramente. Grazie per l’interessamento.