Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Eroi

Pennarello su cartoncino 100 x 70 cm - 2002

Chi prova a distruggere la memoria degli eroi sfregiando le icone che li ricordano non sa che così facendo non fa altro che ravvivare il loro pensiero ed il loro lavoro.
Giovanni Salvatore Augusto Falcone 
(Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992)

Paolo Emanuele Borsellino 
(Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)

I veri eroi siete stati voi, uomini di cultura, uomini coraggiosi della scorta, uomini comuni che lavoravano per il bene comune.  « La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. » (Giovanni Falcone, in un'intervista a Raitre) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta nella strage di Capaci ad opera di Cosa nostra. Assieme all'amico e collega Paolo Borsellino è considerato uno fra gli eroi simbolo della lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Ho realizzato questi ritratti per uno spot sulla legalità.

FACCIAMOCI DI LEGALITA'!

Strage di via D’Amelio, Fiammetta Borsellino: “Vogliamo la verità, 25 anni di buchi neri”


La verità sulla strage di via D’Amelio e’ stata “allontanata se non evitata da 25 anni di buchi neri”. Dopo quattro filoni processuali è arrivato per Fiammetta Borsellino, la figlia minore del magistrato ucciso il 19 luglio 1992, il momento di dire come sono andate le cose. “Vogliamo la verità. Forse i collaboratori dovrebbero emergere anche da altri ambiti”, dichiara in una lunga intervista a Fanpage.it. Fiammetta Borsellino, che per la prima volta aveva parlato in pubblico il 23 maggio scorso in occasione della diretta televisiva Rai da Via D’Amelio, rivisita i “buchi neri” e i depistaggi che hanno inquinato l’inchiesta e condannato all’ergastolo sei imputati poi scarcerati.

Pone molte domande sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino, che si era accusato di avere rubato l’auto usata nell’attentato, e rievoca il mistero dell’agenda rossa del padre di cui si e’ persa ogni traccia. Per lei occorre chiedere “rigore morale” a chi ricopre “cariche istituzionali e di alta responsabilità” perché si dia conto delle deviazioni ai familiari delle vittime, ai giovani e a “quella buona parte del Paese che ripudia la mafia”.

La ricerca della verità, secondo Fiammetta Borsellino, passa attraverso l’accertamento di ciò che è acceduto dopo la strage ma anche prima. E in proposito ricorda i contrasti tra il padre e il procuratore capo dell’epoca, Pietro Giammanco, il quale avrebbe negato a Paolo Borsellino la delega a indagare su Palermo, salvo poi a cambiare idea con una telefonata “alle 7 del mattino”. E aggiunge: “C’e’ poi da fare luce su tutta quella parte oscura che chiamano trattativa. E riguarda quei 57 giorni fondamentali intercorsi tra la morte di Falcone e quella di mio padre. Su questo punto mio padre non e’ stato mai sentito dai pm di Caltanissetta”.