Arli è un animale fantastico nato dalla fantasia di uno zio affettuoso che ha lasciato in eredità alla sua nipotina il dono più bello: la fantasia.
Dietro questo nome si nasconde la forza e l'incoraggiamento quotidiano ad affrontare la straziante meravigliosa bellezza del creato. Secondo Pier Paolo Pasolini scandalizzare è un diritto ed essere scandalizzati è un piacere, per questo stesso motivo Caterina Saracino, in arte Arli, si diverte a creare scandalo facendo leva sulle contraddizioni delle opinioni predominanti di una società di benpensanti.
Camminiamo calpestando mozziconi di sigarette e schivando condom usati e abbandonati lungo le strade delle periferie che lentamente ci fagocitano.
Qualcuno li ha gettati, qualcun altro li spazzerà ma quasi nessuno considera l'ipotesi che questi oggetti non debbano essere lì. Un popolo in crisi si abitua facilmente al brutto ma difficilmente combatte per riconquistare la bellezza di un paesaggio sfigurato.
Arli raccoglie tutto, e come una Dea Madre restituisce ai figli la bellezza perduta del mondo scorticando dalla superficie la sottile pellicola delle nostre depravazioni. Con lo spirito di Piero Manzoni, i colori di Mark Rothko e l'occhio di Dziga Vertov l'artista è solita immergere i suoi lavori nella Pop Art per provocare emozioni. Nelle sue opere la donna e l'uomo sono complici e meritevoli delle stesse primordiali colpe. I loro corpi nudi sono sostituiti da metonimie che scardinano l'ideale teologico di perfezione, castità e purezza.
L'arte è esigenza e l'esigenza di Arli è di Mostrare la realtà così com’è, senza precludersi il piacere di scandalizzare.