Cos’era successo?
Era passato più di un anno da quando uno studente di Lettere
, indirizzo storico artistico, aveva discusso la sua tesi di laurea sbalordendo la commissione e i presenti mostrando l’invisibile di alcune opere d’arte di Leonardo da Vinci. Luca Caricato, artista e studioso d’arte, appassionato di fotografia e di regia dice che quello che ha fatto è molto semplice: ha infatti letto gli studi inerenti la fisica ottica di Leonardo per poi applicarli ai suoi quadri.
Pino- Ma se così fosse, come mai, lei da solo, è stato l’unico a scoprire questo codice dopo più di mezzo millennio?
L- Se non l’avessi fatto io l’avrebbe fatto qualcun altro dopo di me a distanza di pochi anni o forse mesi. Oggi è il momento propizio per scoprire tante cose su Leonardo. Studiosi di diverse università mi hanno fatto i loro complimenti dicendomi che io ero riuscito a raggiungere quello che da molto tempo cercavano e che sapevano di avere quasi raggiunto. Questi studi sono cominciati mentre frequentavo l’Università della Sorbona di Parigi e si sono conclusi con la mia tesi di laurea discussa presso l’Università degli studi della Basilicata. Credo di non essere più intelligente o più preparato di tanti esperti ricercatori dell’argomento; probabilmente, sono stato più curioso. Una curiosità mirata, che parte da un’esigenza, quella di capire perché Leonardo inseriva di proposito degli errori in alcune sue opere.
Non tutti gli studiosi d’arte sono pittori e contemporaneamente appassionati sperimentatori delle tecniche di fisica ottica. Io lavoro da sempre con la camera oscura e da molti anni, dall’avvento dei pc domestici, con la camera chiara, inoltre, da quando ero un bambino mi diletto a disegnare in 3D perché affascinato da alcuni film e fumetti realizzati in 3D. Questa tecnica è fondamentale per comprendere la mia ricerca.
Tornando alla domanda di prima, non credo di essere stato il primo a scoprire questo codice, anzi, le mie tesi hanno riscontrato nelle opere di pittori nati secoli dopo di Leonardo, lo stesso codice e gli stessi messaggi esoterici del genio vinciano. Tanti prima di me hanno conosciuto questo codice, io però sono stato il primo a renderlo pubblico.
Pino- Cosa intende per codice?
L- Il codice è un libro, una raccolta di appunti e di studi, un manoscritto, e Leonardo di codici ne ha scritti tanti. In questo caso però mi riferisco a una chiave di lettura, una specie di password analogica, un metodo scientifico e meccanico che permette allo studioso di decodificare un messaggio criptato.
Pino- Una sorta di Codice da Vinci alla Dan Brown? Una caccia al tesoro fatta di indizi e di segreti da svelare?
L- Esatto! Solo che a differenza de Il Codice da Vinci, nelle mie ricerche non mi posso avvalere della facoltà di inventare, come fa un romanziere. Non ho scoperto l’essenza del Santo Graal, come vorrebbero i fan di Dan Brown, ma ho confermato che Leonardo era uno spirito libero molto più fedele alla ricerca scientifica che ai dogmi ecclesiastici.
Pino- Cosa c’entra il 3D con i suoi studi? Anche Leonardo usava gli occhialini 3D?
L- Non usava i moderni occhialini 3D ma un metodo molto più funzionale.
Leonardo intuisce la visione stereoscopica. Credo che tramite questo principio ha escogitato un metodo per celare messaggi precisi in alcuni tra i suoi più importanti dipinti. Il Cenacolo, e La Gioconda, ad esempio, sono le matrici di messaggi invisibili. Dietro il visibile Cenacolo ho svelato anche l’invisibile dipinto di un Cenacolo molto più violento.
Pino- Messaggi subliminali?
L- Una specie ancora più raffinata. I messaggi subliminali vanno a colpire l’inconscio dell’osservatore che li subisce impotente. I messaggi di Leonardo invece, sono indirizzati a persone affidabili. Sono un pittore ed è per questo che ho individuato le anomalie dei suoi quadri: mentre li osservavo e li riproducevo mentalmente mi imbattevo in questi errori che altrimenti non avrei notato. Leonardo voleva indirizzare questi messaggi “subliminali” solo a categorie a lui affini: ai pittori e agli scienziati.
Pino- Quindi lei si definisce anche scienziato?
L- Certamente, se mi rapporto alle conoscenze del Rinascimento e se mi aiuto con i potenti mezzi mediatici della nostra epoca: internet, biblioteche pubbliche, radio, giornali ecc.
I ricercatori affermati hanno cominciato a fare i loro studi quando l’informatica era una scienza a servizio di pochi. Inoltre io non sono uno studioso di professione, ma sono un esperto di comunicazione, un pittore, un grafico che si aiuta con moderni strumenti di elaborazione di immagini. Con un semplice click posso recuperare una discreta immagine di qualsiasi noto dipinto e con dei popolari programmi di elaborazione di immagini posso simulare in tempi record gli esperimenti dettati dagli appunti di Leonardo. Trent’anni fa tutto questo era impensabile.
Sempre tramite internet posso attingere a documenti e a dati che, fino a pochi anni fa, erano patrimonio di pochi. Certo i dati reperibili in internet vanno tutti verificati, ma questo strumento se usato correttamente è utilissimo.
Pino – Quanto ha inciso la sua preparazione pittorica?
L- Esser pittore è un elemento importante per le mie ricerche. Non tutti gli studiosi di Leonardo amano dipingere e riprodurre le sue opere, anzi, sono pochi quelli che si aiutano nella ricerca con elaboratori di immagini digitali ed analogici e che oltre che dell’aspetto artistico si interessano di quello scientifico del genio vinciano. La trigonometria e la geometria sono materie che mi hanno aiutato molto nella ricerca, credo che sia importantissimo per uno studioso d’arte padroneggiare queste competenze che spesso vengono trascurate. Come ultima osservazione credo che mi abbia aiutato molto aver avuto la fortuna di poter studiare direttamente i dipinti di Leonardo frequentando assiduamente il museo del Louvre. Mi creda, basta poco per poter ripercorrere e verificare le mie intuizioni.
Pino- Che ci faceva al Louvre?
L- Ero lì per preparare la mia tesi, ho frequentato le facoltà di Storia e di Storia dell’arte della Sorbona di Parigi ed è lì che ho intuito che Leonardo aveva seminato le sue opere di messaggi direttamente indirizzati agli addetti ai lavori.
Pino- Veniamo al dunque: Lei crede di aver decodificato i messaggi esoterici di Leonardo e può finalmente spiegarci tutti i segreti che nessuno studioso era mai riuscito a svelare? Magari può finalmente svelarci l’arcano del misterioso sorriso contenuto nel quadro più famoso del mondo: la Gioconda?
L- Non ci penso minimamente.
Pino- Davvero?
L- Mi vuole mettere spalle al muro come una parte di curiosi che vengono a seguire i miei seminari? Ok le rispondo. La mia tesi confermerebbe un’ipotesi che vuole Leonardo vicino a certe conventicole segrete custodi di stravaganti eresie. Queste eresie attribuite al genio vinciano non sono state inventate da me, ma attribuitegli in tempi remoti che precedono di gran lunga il Codice da Vinci di Dan Brown. Non affermo di credere ciecamente alle mie teorie, sono pronto ad abiurare tutto quando troverò delle risposte più persuasive delle mie. Sono sempre alla ricerca di studiosi con cui confrontarmi. Nel giro di quattro anni dalla data della mia tesi di laurea, ho avuto il piacere di conoscere i massimi studiosi vinciani, catturando la loro attenzione e la loro stima. In un primo tempo mi aspettavo di essere redarguito. Credevo che con due parole avrebbero fatto crollare le mie certezze ma, invece, proprio grazie ai loro contributi, le mie ricerche proseguono molto bene, conquistando sempre nuove conferme. Parlare con Carlo Pedretti, il vate indiscusso del mondo della ricerca vinciana, e sentirlo interessato alle mie teorie, è stato un motivo di forte gioia. Mi aspettavo che lui gentilmente mi consigliasse di abbandonare le mie ricerche, invece mi ha consigliato di continuarle, suggerendomi di contattare stimati ricercatori e indicandomi diversi libri da consultare.
Lo scorso maggio è venuto a Potenza, la mia città, Luca Garai, uno dei massimi esperti mondiali di Leonardo, per presentare con me una serata di intrattenimento culturale intitolata “Leonardo tra arte e scienza”. Il fatto che uno studioso di questo calibro si sia esposto pubblicamente condividendo un palco con me mi ha dato e mi da la forza di continuare le mie ricerche. Riguardo al sorriso della Gioconda, a breve spero di dare alle stampe un nuovo saggio dove azzardo un’interpretazione del tutto inedita del sorriso più emblematico della storia.
Pino- Uno scoop?
L- Lei mi insegna che gli scoop non esistono. Sulla Gioconda e sulle opere di Leonardo è già stato detto tutto ed il contrario di tutto. Credo di poter dimostrare che effettivamente dietro quel sorriso c’è un messaggio scientifico diretto ai liberi pensatori. Le mie prime teorie non solo sono state confermate, ma rafforzate dagli ultimi riscontri che ho trovato continuando nelle mie ricerche. Lo scoop sarebbe se, dando ragione a dan Brown, dovessi portare le prove che vogliono Leonardo Gran Maestro del Priorato di Sion. Credo che molti lettori de Il Codice da Vinci resteranno delusi dalle mie teorie. Il codice, e le immagini da me scoperti non fanno che confermare una tra le tante, troppe, eresie attribuite a Leonardo. Delle conferme verrebbero dalla trasmissione di Enigma condotta da Corrado Augias e andata in onda su rai tre il 22 novembre 2007. Il professor Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), in merito alle mie stravaganti teorie sulla Vergine delle Rocce, ha confermato che effettivamente “alcuni hanno messo in relazione il dipinto con l’unica vera converticola segreta di cui forse Leonardo ha fatto parte, la cerchia del Beato Amedeo Menes che aveva delle idee abbastanza curiose sull’Immacolata Concezione. È proprio da queste eresie che la mia ricerca trova inoppugnabili conferme.
Pino- Caricato, in poche parole mi dica come nasce e cosa ha di peculiare la sua ricerca.
L- Sono un pittore e uno studioso di storia dell’arte. Trovandomi a diretto contatto con La Vergine delle Rocce esposta al Louvre ho riscontrato degli errori grossolani che nemmeno un modesto pittore come me avrebbe fatto. Errori palesemente voluti.
Pino- Cioè fatti di proposito da un genio come Leonardo che non poteva sbagliare, è così?
L- Esatto. Inoltre, quegli errori si trovano in punti strategici del quadro.
Pino- Però potrebbero essere stati fatti da un suo allievo meno bravo, so che Leonardo come tutti i maestri si faceva aiutare da artisti della sua bottega.
L- Nel caso che ho preso in esame non credo, perché studiando da vicino queste imperfezioni mi sono accorto che non erano stati fatti da una mano inesperta, ma che erano stati accuratamente composti. Anche il Professor Pedretti mostra strani errori di Leonardo, giustificandoli con la sua volontà di praticare la tecnica dell’anamorfosi. Una tecnica che, a seconda della posizione dell’opera rispetto all’osservatore, corregge la deformazione prospettica delle figure. Le anomalie riscontrate nella “Vergine delle rocce” però, non sembrano nascondere la tecnica dell’anamorfosi.
È stato a quel punto che ho deciso di credere nell’ipotesi di un codice inedito partorito dalla mente di Leonardo. Studiando le intuizioni di fisica ottica del genio ho trovato la strada per decodificare le sue opere. La stereoscopia, la concezione della luce, la riflessione ottica, la camera oscura ed altri principi contenuti nei suoi taccuini mi hanno suggerito lo strumento per decodificare i suoi “errori”. Questo strumento l’ho ribattezzato stereoscopio semispeculare. Dopo aver applicato il mio codice stereoscopico semispeculare al dipinto sono riuscito a giustificare la presenza di questi “errori”.
Osservando con lo stereoscopio semispeculare da me progettato e realizzato, l’opera visibile del Cenacolo, della Gioconda o della Vergine delle rocce esposta al Louvre si assisterà ad una metamorfosi che ci restituirà la rispettiva opera invisibile.
Pino- Che genere di Metamorfosi?
L- Il braccio destro della Vergine, ad esempio, nel quadro visibile è eccessivamente lungo. Nella decodificazione diventa proporzionato. E ancora, il panneggio posto sul ventre della Vergine assume forme eccessivamente disarmoniche infrangendo le regole basilari che vengono adottate dai pittori. Questo panneggio, con la mia decodificazione, assume un’iconografia molto dettagliata che testimonia un messaggio esoterico inconfondibile.
Pino- Praticamente in cosa consiste questo codice
L-Lei sa bene che Leonardo ci ha lasciato la maggior parte dei suoi appunti scritti in maniera speculare, proprio per non renderli accessibili ai più, infatti, se io dovessi leggere la parola “mano” scritta specularmene avrei difficoltà a decifrarla. Ciò non avviene con gli oggetti naturali: una mano vista allo specchio o disegnata specularmene è leggibile alla stessa maniera. Partendo da queste due premesse ho pensato che se Leonardo avesse voluto criptare un messaggio nelle sue opere utilizzando la lettura speculare avrebbe dovuto aggiungere all’espediente dello specchio qualche altro stratagemma. Con l’intuizione della stereoscopia Leonardo comprende i principi della visione binoculare. La filosofia gnostica vuole che la verità sia data dalla conoscenza del bene e del male, del positivo e del negativo, del diritto e del rovescio. Fondendo l’immagine diritta con quella speculare tramite l’uso degli specchi e dello stereoscopio si riesce ad ottenere l’immagine decriptata.
Pino- Sì ma le immagini che lei ci mostra sono frutto di moderne attrezzature. Come poteva riuscirci al suo tempo Leonardo?
L- È giustissimo quello che lei dice. Per pubblicare queste immagini, come lei attentamente osserva, ho usato mezzi digitali. Ma ho potuto dimostrare tramite diversi progetti che sono in grado di ricreare queste immagini anche tramite procedure analogiche, utilizzando le stesse tecniche descritte e disegnate da Leonardo nei suoi taccuini ed utilizzando materiali reperibili nel Rinascimento.
Pino- Qual è l’opera che lei ha analizzato per prima?
L- La Vergine delle rocce di Leonardo, custodita al museo del Louvre di Parigi.
Pino- L’opera, se non sbaglio, fu soggetta ad un processo che durò più di vent'anni.
L- E' storicamente provato che l'opera è nata nella polemica: la Confraternita che la commissionò voleva che fosse pronta per la festività dell’Immacolata Concezione, inoltre i priori stipularono un contratto in cui si imponevano, in maniera estremamente dettagliata, non solo le dimensioni ma anche il soggetto e la composizione. «Il Codice Da Vinci di Dan Brawn è un romanzo di fantasia basato su osservazioni di una critica minore, non convenzionale. Nel libro si ipotizza che, con molta probabilità, sotto la mano della Madonna ci doveva essere una testa invisibile. Questa testa è stata da me decodificato. L’ipotetica testa invisibile descritta da Dan Brown è proprio quella del Battista ed entra perfettamente in quel macabro spazio che si interpone tra la mano-artiglio della Vergine e il dorso della mano dell'Arcangelo Uriel. Questo è l’aspetto più arguto del romanzo. Peccato che gli autori del film lo abbiano trascurato.
Pino- So che lei ha dato particolare risalto alle anomalie presenti nel panneggio della Vergine.
L- Verissimo. Quel panneggio è palesemente informe ed è posto proprio sul ventre di Maria. Dopo la mia decodificazione questo particolare si trasforma. È ben visibile un demone che emerge da una conchiglia, del cui significato posso dare una convincente spiegazione. Asmodeo, il demone della scienza proibita, che si libera dal peso dell’acquasantiera rappresenta la scienza che vince sulla dottrina ed i dogmi cattolici. Leonardo, attraverso la codificazione di messaggi all'interno dei suoi quadri, inseriva nel mondo della Chiesa eresie. Tutto ciò per preservare la Scienza dall’Inquisizione, contraria alla pratica di tutte quelle attività umane che potevano minare i dogmi della fede.
Oggi si parla di etica della ricerca, basta pensare alle polemiche della Chiesa nei confronti del premio nobel Robert Edwards, padre della fecondazione in provetta. Non voglio entrare nel merito della vicenda, voglio solo rimarcare come le cose non cambino. Ieri come oggi il Vaticano cerca di condizionare la ricerca scientifica. Il tema che oggi è di così pressante attualità fu il vero dilemma che mise in contrasto Leonardo con Leone X: gli studi di Leonardo ipotizzavano infatti in maniera singolare - e quindi eretica - l’origine dell’anima dell’embrione. Le mie ricerche, al di là della spettacolarizzazione delle immagini inedite da me scoperte, non fanno altro che riproporre un tema attuale ma allo stesso tempo antico.
Pino- So che sta per terminare il suo nuovo saggio. A chi è rivolto?
L- A tutte le persone che si mettono in discussione. Ai massimi esperti della materia per mettermi nuovamente in gioco, ma anche ai semplici curiosi. Ai giovani bombardati dai messaggi solo di natura consumistica. A chi cerca sempre la verità. Infine, è un saggio rivolto anche a me stesso.
Pino Casamassima scrive per Il Corriere della Sera. Tra il 1976 ed il 1984 collabora con i quotidiani Il Giornale di Brescia e Bresciaoggi. Diventato professionista, oltre ad aver lavorato nelle redazioni di quotidiani e periodici, è stato inviato in Formula 1, opinionista per il web europeo del network americano CBS, oltre che consulente editoriale della Rizzoli libri. Autore de La Storia siamo noi, collabora con History Channel, l'Università Cattolica di Milano, L'Archivio storico della Resistenza bresciana e della Storia contemporanea. Ha pubblicato una ventina di libri, alcuni dei quali tradotti all'estero. "Movimenti" è pubblicato da Sperling&Kupfer. "Gli Irriducibili", pubblicato da Laterza, ha avuto più edizioni. Fra gli altri titoli, I Sovversivi (Stampa Alternativa), Armi in pugno (Stampa Alternativa), Brigate Rosse (Newton&Compton), Il sangue dei rossi (Cairo), 68 - l'anno che ritorna con Franco Piperno (Rizzoli), Donne di piombo (Bevivino Editore), "La Fiat e Gli Agnelli, una storia italiana" (Le Lettere). Per il teatro ha scritto Strega! 15 quadri persecutori del XVI secolo nelle valli bresciane. Con il libro Il libro nero delle Brigate rosse ha vinto il premio Minturno 2008; con Il Sangue dei rossi ha vinto il premio Luigi Di Rosa 2011 ex aequo con Cuori neri di Luca Telese.
Tratto dal sito www.sapereperfare.it